Trascorriamo giornate, settimane o anche vite intere senza nemmeno pensarci, eppure è presente per tutta la nostra vita sul piano fisico, da quando usciamo dal grembo materno fino all’ultima esalazione: non potremmo, infatti, vivere a lungo senza respirare.
Quante volte mi sono detta “Per fortuna è un atto involontario!” perché, se avessi dovuto essere cosciente a me stessa per continuare a respirare, sarebbe finita da un bel pezzo!
Un atto involontario, automatico e meccanico del corpo, tuttavia, può diventare un’azione cosciente che ci porta presenti a noi stessi.
Perché questa necessità? Perché siamo generalmente altrove con i nostri pensieri, spesso e volentieri legati a preoccupazioni e tensioni, occupati in un’attività mentale che ci allontana dal sentire le nostre emozioni, e quindi in balia dei nostri automatismi emotivi e mentali che a malapena conosciamo.
Come ci dimostrano invece le discipline orientali, anche solo osservando il nostro respiro per qualche istante, possiamo entrare in contatto con le nostre sfere interiori. Sicuramente vi è capitato di vivere un momento emozionante nella vita in cui il vostro battito cardiaco ha accelerato e il respiro si è fatto veloce; oppure un momento di paura in cui siete entrati in apnea improvvisa. E così avviene anche quando siamo mentalmente agitati o preoccupati: il respiro reagisce sempre ai nostri stati emotivi e mentali.
Il respiro, quindi, ci dà sempre la possibilità di sentire come stiamo; è un indicatore, uno strumento di ascolto e contatto con noi stessi.
Contemporaneamente, come abbiamo detto precedentemente, il respiro può essere trasformato in un atto volontario e può essere quindi modificato: senza troppi sforzi, possiamo respirare un po' più lentamente, rallentare ogni inspirazione ed espirazione anche solo di qualche istante. Vi è sicuramente successo di vivere uno stato d’ansia e dirvi mentalmente (o anche a voce alta!): “Respira!”, facendo automaticamente qualche respiro più profondo come se in quel momento fosse una necessità vitale. Risulta, quindi, che il respiro non è solo uno strumento di ascolto del nostro stato interno, ma contemporaneamente uno strumento di modifica consapevole dello stato stesso.
Narrano le Upanisad, testi dell’antica saggezza indiana, che il dio Brahma, espirando, crea i mondi; poi, trattenendo il respiro, li mantiene in vita; infine, inspirando, li richiama a sé e li distrugge. Anche qui si attesta l’immensa importanza che la tradizione indiana attribuisce all’atto respiratorio.
Ci ricorderemo, alla prossima occasione, che attraverso il respiro possiamo creare e modificare il nostro presente? Passare dall’inconsapevolezza alla consapevolezza? Passare dalla tensione all’armonia?
Questa l’opportunità che ci propone lo Yoga. Questo il viaggio che ognuno di noi compie nella conoscenza di sé.
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